A Intesa San Paolo la parte sana delle venete senza sborsare un soldo

Banca Intesa San Paolo ingloba le banche venete

Banca Intesa San Paolo compra la parte sana delle venete senza sborsare un soldo. Di cosa si tratta?

Lo abbiamo chiesto a Fabio Lugano ormai noto consulente di settore soprattutto perché legato alla associazione “noi che credevamo nella BPVI” e che abbiamo raggiunto telefonicamente per avere la sua visione delle cose.

COME FINIRÀ LA TELENOVELA BPVI E VENETO BANCA?

Ne parlavo giusto oggi con Nunzio Scarano, (economista che scrive anche su il Fatto Quotidiano ndr).
Innanzitutto non esiste in nessun pianeta del sistema solare che un amministratore delegato come Messina di Intesa può permettersi di dichiarare che Banca Intesa acquisterà a costo zero le banche venete e si terrà solo l’attivo, scaricando tutti i costi sulla collettività, compresi i costi di dismissione del personale, sfruttando l’apposito fondo interbancario, senza che nessuno del Governo si pronunci in maniera ufficiale sull’accaduto.

La notizia ufficiale è che Banca Intesa San Paolo acquisirà le venete a patto di non licenziare nessuno.

Se non è necessario licenziare nessuno, perché il Governo si è detto disponibile ad affrontare la ricapitalizzazione del fondo per lo “scivolo” dei lavoratori bancari?

E poi è il piano industriale di Banca Intesa che dice che intende liberarsi di un terzo delle filiali.

Non licenziare nessuno in modo non volontario…
Ma sappiamo bene cosa significhi licenziamento volontario: o te ne vai o ti trasferisco o ti tolgo i benefit o ti riduco i bonus o ti tengo a paga base.

Gli stipendi bancari hanno alte componenti variabili.

Quindi o ti accontenti della buona uscita o…



Ci spieghi come avverrebbe l’acquisizione delle venete da parte di Intesa

Le banche verrebbero spezzate in due componenti: una good bank e una bad bank.
La good bank conterrebbe: i clienti con i depositi, i crediti esigibili, gli asset, ecc.
Questa parte verrebbe ceduta a Banca Intesa.

Nella bad bank invece verrebbero lasciti i credti deteriorati (NPL) – circa 10 miliardi netti, il patrimonio della banca esistente (che è quasi tutto dei vecchi azionisti), l’intervento dello Stato che non si sa ancora a quanto ammonta, la quota delle obbligazioni junior e tecnicamente è possibile che ci vada una fetta delle obbligazioni senior fino a un masimo del 8% delle stesse.

Poi ci sono tutte le azioni legali che via via i vecchi azionisti depauperati che io valuto del valore di 2 miliardi.

E questi verrebbero compensati dallo Stato.

La cosa scandalosa è che lo Stato regala 5 miliardi a banca Intesa con questa operazione.


COSA AVREBBE DOVUTO FARE LO STATO

Invece come avrebbe dovuto agire lo Stato?

Lo Stato avrebbe dovuto indire un bando internazionale.

Se lo si fosse tenuta le banche per gestirle per 5 anni, sistemarle e rivenderle a prezzo di mercato non sarebbe stato necessario neanche nazionalizzarle.

Ci avrebbe messo gli stessi soldi per poi recuperare la spesa senza scaricarla sulla collettività.

Si sarebbe trattato di un intervento temporaneo che è consentito dalla normativa europea.

Invece in questo caso lo Stato si tiene la parte malata e quella buona la regala a Intesa San Paolo.

Oltre tutto in questo modo lo Stato infrange le direttive europee sulla concentrazione del mercato creditizio e violi le norme sulla concorrenza.


A proposito di dismissioni cosa prevedi?

Lo dice il piano industriale di Intesa Sampaolo.
Una parte dei dipendenti verrà prepensionato.
Una parte verrà impiegato in lavori legati ai risultati.
Cioè verranno trasformati in una sorta di promotore finanziario (non a caso il piano industriale di Banca Intesa parla di investimenti nel ramo assicurativo e del risparmio gestito, fonte Financial Times – ndr).


Voi delle associazioni degli ex soci invece che proposta avete fatto?

La nostra soluzione era simile ma prevedeva che le banche venissero risanate con le corrette politiche industriali e poi rivendute a prezzo di mercato.

Certo, questo prevede che ci sia qualcuno che si prenda la responsabilità di farlo.
Cosa che in Italia non si prende mai nessuno.

 


Però dismettere un terzo delle filiali può anche significare cederle ad altre banche

No. Significa chiuderle

Non significa certo licenziare. Adesso. Ma tutti questi dipendenti ci staranno nelle filiali rimaste aperte ?

Ma poi una volta cedute le banche a Intesa, questa cosa se ne fa visto che ha deciso di dismettere il 30% delle sue filiali?

Perché ne acquista altre 500? Per chiudere anche quelle!

È una operazione che non ha nessuna finalità.


Ma poi il danno che nessuno calcola è che con un tratto di penna è stato cancellato la certezza al rimborso dei contratti obbligazionari.
Ciò può non avvenire in caso di bail in, ma il bail in non c’è ancora! Anzi, è sempre stato negato!

Eppure è stato deciso che pur non essendoci questa eventualità si è deciso che quel contratto non venga rispettato.

Ma poi la cosa divertente è che nel decreto si legge che queste obbligazioni non verranno pagate o verrà rinviato il loro rimborso di sei mesi, ma questo non costituisce un default.

Se prendiamo questa norma e la applichiamo al diritto pubblico italiano abbiamo risolto il problema del debito!


Per approfondire sul piano industriale di Banca Intesa San Paolo:

Finanza Online
Press Reader
City Wire
Bloomberg

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