Banche Venete: il crack spiegato facile alla gente

Banche venete il crack spiegato facile alla gente

Banche Venete: il crack spiegato facile: poche risposte semplici ed immediate.

Dopo essermi più volte occupato del tema del crack delle banche venete con articoli e video, sia su scenari economici che su economia spiegata facile, ho trasformato uno scambio avuto in privato in una intervista che rendo pubblica.

Ovviamente semplificherò al massimo i concetti, quindi mi perdoneranno gli esperti del settore se potrò sembrare inadeguato.

Oggi però è più che mai necessario raggiungere tutte quelle persone – e sono la maggioranza assoluta –  che si trovano ad imparare i concetti fondamentali di economia per necessità.

Ecco perché, dopo aver affrontato la divulgazione delle basi di macroeconomia con le serate di Economia Spiegata Facile (guarda i video) trovo opportuno pubblicare le risposte alle domande più frequenti sul caso BPVI.


IL CRACK DELLE BANCHE VENETE IN POCHE SEMPLICI RISPOSTE

Tu sei la mia banca e oggi  ti do 1000 € in contanti per delle azioni. Una settimana dopo torno da te con le mie azioni e ti chiedo indietro i soldi, ma tu mi dici che il loro valore è di 100 € !  I 900 € che fine hanno fatto materialmente? Qualcuno li avrà pure in mano.  Riesci ha spiegarmelo in modo semplice e chiaro in modo che io lo possa spiegare a mia volta a chi me lo chiede?

La banca potrebbe averli prestati alla persona sbagliata la quale non è in grado di restituirli o li ha fatti sparire.

Idem nel caso li abbia impegnati in altre azioni, magari rischiose, che si sono rivelate un cattivo investimento.
Il valore delle azioni fluttua in base al mercato ed alla solidità di chi le emette a seconda del tipo di azioni.
Sulla solidità della banca e sulla sua capacità di aumentare la ricchezza si basa il valore delle azioni, ma anche sulla capacità manageriale che rende una banca più o meno affidabile agli occhi del mercato.

Però se parli di azioni che tu hai comprato sul mercato, tipo investimento speculativo, puoi averli persi perché quei titoli sono crollati sul mercato.

Fa parte del rischio.

Invece se ti riferisci alle QUOTE della pop di Vicenza non erano di questo tipo.

Somigliavano di più a una forma di risparmio.

Così sono state spacciate e con tanto di trucchi contabili.
Nel caso di BPVI, quel valore (prima 40, poi 62 euro) non ce l’hanno mai avuto.

Gonfiare il valore delle quote è servito a rastrellare il più possibile per tappare le falle mentre ai soci veniva fatto credere che stavano guadagnando.

È un meccanismo simile al cosiddetto schema di Ponzi: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Schema_Ponzi.
È uno schema in cui oggi rastrelli in liquidità ciò che hai promesso di far guadagnare a qualcun altro e così via fino a quando il gioco si interrompe, la catena si blocca e gli ultimi restano con il cerino in mano.

Quindi in alcuni casi i soldi sono spariti proprio.
Cioè sono serviti per prestarli a gente che li ha persi.
Bruciati!

Semplificando, il crack delle banche venete può essere riassunto così.


MA DOVE SONO FINITI I SOLDI?

Ma materialmente chi li ha in mano? I soldi spariscono ok, ma non vengono distrutti, dunque qualcuno li ha in tasca. Chi?

Bisognerebbe andare a vedere dove i debitori li hanno spesi o investiti; cioè dove li hanno persi!
Potrebbero averli investiti in attività che sono fallite.

Prendiamo un altro esempio: l’istituto Baronio.
Ha usato parte dei prestiti per pagare la retta ai propri studenti e per fare ristrutturazioni.
Quelli non li recuperi se le famiglie indebitate non restituiscono le rette non pagate.
Se non ha sufficienti iscritti per mandare avanti la scuola figuriamoci se potrà mai restituire i prestiti delle ristrutturazioni…

Per non parlare degli stipendi e delle buone uscite dei manager.
L’ultimo s’é intascato 10 milioni per un anno e mezzo di “lavoro”.


Può essere considerata appropriazione indebita?

Non direi.

Una banca dovrebbe prestare a chi “se lo merita” in base ai fondamentali finanziari e alle prospettive di mercato.

Il prestito dovrebbe rientrare con gli interessi.

Gli interessi sommati alle spese fisse sui conti correnti e alle commissioni, dovrebbero servire a pagare le spese della banca: dipendenti, bollette, ecc. oltre a creare un surplus che vada a coprire eventuali prestiti o investimenti che dovessero andare male.

Invece in molti casi i prestiti non sono rientrati per niente trasformandosi in non performing loans (NPL) ovvero dei propri insoluti; dei crediti irrecuperabili, detti anche crediti deteriorati.

Questi a loro volta possono essere impacchettati dalla banca e trasformati in nuovi titoli da rivendere sul mercato, come voleva fare il Fondo Atlante dopo aver rilevato il 98% delle azioni di BPVI.

Questi titoli, una volta messi sul mercato possono rendere fino a circa il 30% del valore iniziale (se va bene) e contribuire a recuperare qualcosa dal flop.

Ma nel caso di BPVI sono rimasti invenduti perché ormai la gente e il mercato non si fida più della banca.
Da qui il crack delle banche venete.

La banca può aver distratto gli investimenti per fare prestiti “ad amici e parenti”, quindi su base clientelare e non secondo principi meritocratici che ti ho esemplificato prima, ma appropriazione indebita non credo che si possa dire.


Per appropriazione indebita intendevo nel caso abbiano usato i soldi per pagare buone uscite e stipendi ai manager…

No, perché quelli sono stabiliti da contratti.

Se il contratto prevede che chi non raggiunge gli obiettivi e fa addirittura danni non debba rimetterci nulla, anzi si porti a casa una congrua buonauscita, non si configura alcun illecito.

Se il suo contratto non prevede penali la colpa è di chi non le ha previste, non di chi va all’incasso.

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