LE GRANDI OPERE (CHE) SI DEVONO FARE

grandi opere

Le opere pubbliche (che) si devono fare.

La più grande opera che attende di essere compiuta è la realizzazione di un Paese senza disparità e discriminazioni sociali ed economiche.

Un Paese in cui il bene comune consentirà il rispetto dell’ambiente e del prossimo, a cominciare dai più deboli e sfortunati.
Per arrivarci dobbiamo innanzitutto partire da quelle più semplici per allenarci alla pace sociale che un domani potremo trasferire nella società, nelle famiglie e nelle menti dei singoli.

Soprattutto possiamo iniziare a modificare in meglio l’ambiente in cui ospitare il cambiamento.

Esistono grandi opere urgenti che si devono fare subito?
Trasporto, dissesto idrogeologico, rifiuti ed energia pulita ci dicono di sì e non stiamo parlando di nuovo cemento.
Ecco quali sono.

Inutili, brutte, costose e fonte di corruzione; è la fama che si sono fatte in Italia ma non è colpa di attivisti e comitati del NO.
La fama che le grandi opere si sono guadagnate in Italia è dovuta ai risultati quasi sempre disastrosi in termini economici, strategici, ambientali e giudiziari.

Tutto questo ci ha predisposto a prendere una posizione per il o per il NO che ha più ragioni ideologiche che vere motivazioni che avvallino la nostra opinione.

Eppure se fossimo abituati a considerare le cose per quello che promettono invece che per partito preso e a farci condizionare il meno possibile dalla cosiddetta informazione scopriremmo che l’opportunità o meno celata in un’opera pubblica si chiama con un nome molto semplice: produttività.


Cos’è la produttività? La produttività può essere descritta come un arricchimento (IN CAMPO PUBBLICO NON NECESSARIAMENTE INTESO COME PROFITTO) per la collettività.

L’arricchimento o il valore aggiunto si può misurare in due modi diversi:

1. ritorno economico che copre la spesa e produce un guadagno;

2. agevolazione, bene, ammodernamento, miglioria o sollievo per la società.

Le grandi opere per ridurre il traffico, produrre occupazione e persino un guadagno sono tantissime. Non vi basta? Allora pensiamo solo all’opera contro il dissesto idrogeologico o la messa a norma antisismica del Paese.

Non sono grandi opere queste?

Nel Piano di investimenti per 500 miliardi in 5 anni (clicca per saperne di più) che Economia 5 Stelle (E5S) ha sottoposto il 30 giugno 2014 ai parlamentari del Mov. con in testa Alessio Villarosa fa riferimenti specifici ad opere produttive che se messe in atto arricchirebbero la comunità e ridurrebbero costi per i cittadini e persino il debito pubblico.

Fra le varie proposte del piano troviamo quella di reddito di cittadinanza legato al ripristino dal dissesto idrogeologico con contemporaneo abbattimento del rapporto debito pubblico/PIL al di sotto del 60% in cinque anni, ma anche il piano di spesa in ricerca e sviluppo complete di schema con il piano di rientro delle spese.

Grazie a questa idea Villarosa ha potuto scrivere una proposta di riassetto del sistema bancario così come avevamo suggerito (leggi il comunicato sul Fatto Quotidiano).
Da questo lavoro di E5S estrarremo alcune proposte aggiungendo altri esempi di investimenti produttivi che ci facciano capire che quando le proposte sono buone si trasformano in ricchezza per tutti.

Oltre a questi esempi ne compaiono altri incentrati sul recupero del dissesto idrogeologico, ma in questo pezzo preferiamo concentrarci su alcune nuove tecnologie probabilmente sconosciute ai più.

ESEMPIO DI PIANO ENERGETICO PER IL PAESE: EOLICO TROBOSFERICO, NON SOLO FOTOVOLTAICO

Nell’ipotesi prodotta da Alessandro Ballardin di Economia 5 Stelle l’investimento per energia verde (solare ed eolico*) verrebbe ripagato e produrrebbe un guadagno che lo Stato potrebbe reinvestire in servizi pubblici o riducendo i costi in bolletta elettrica.

L’investimento sul solare riguarda l’adozione di pannelli solari su tutte le superfici adatte, come i tetti, degli edifici di proprietà pubblica, in particolare scuole ed uffici.

Leggiamone un estratto:

Indipendentemente da aspetti legati dal costo per Kwh ci siamo concentrati su un piano energetico

di lungo termine finalizzato a garantire la totale sostituzione della dipendenza estera con

investimenti il cui costo annuo aggiuntivo è rappresentato esclusivamente dalla manutenzione

degli impianti realizzati.

(…)si potrebbe realizzare la totalità della produzione di

energia elettrica portando il fotovoltaico dal 7% attuale all’obbiettivo del 30% dell’energia annua

necessaria. Abbiamo stimato l’invesimento complessivo necessario per il fotovoltaico in €130

MLD con celle la cui longevità pare oggi sfiorare i 100 anni.

Oltre che di solare parliamo anche di eolico, ma non delle classiche pale, bensì di eolico troposferico (scopri cos’è l’eolico troposferico):

 

(…)richiederebbe la realizzazione di 10.000 centrali per un costo complessivo di circa €50 MLD.

La sommatoria dei due sistemi consentirebbe il risparmio sulla bolletta elettrica dei cittadini di circa €11 MLD annui, quindi stimiamo che in 18 anni di funzionamento l’investimento verrebbe completamente ammortizzato.

grandi opere e ammortamento dei costi
Ammortamento dei costi di opere pubbliche indirizzate alle energie rinnovabili. Fonte – http://www.imille.org/2013/09/energia-eolica-ad-alta-quota/comment-page-1

 


 

TRASPORTO RIFIUTI E MERCI PNEUMATICI

In Giappone la raccolta rifiuti si fa già così.
Colonnine per la raccolta dei rifiuti collegate ad un circuito di tubi che alimentato ad aria trasporta la differenziata direttamente ai centri di stoccaggio rendendo così supreflui i mezzi per la raccolta dell’immondizia**.

Un brevetto dell’Università di Perugia (leggi il brevetto per il trasporto ad aria) prevede lo stesso principio per il trasporto delle merci senza fare buchi nelle montagne o sotto terra; basterebbe far passare i condotti sotto o a margine di strade ed autostrade.

I vantaggi sarebbero innumerevoli; dall’abbattimento del traffico di mezzi pesanti e la riduzione complessiva del traffico all’aumento della sicurezza sulle strade.
Potremmo anche ridurre i livelli di smog, specie nelle città prossime agli svincoli autostradali, e dei costi di manutenzione del manto stradale.
Per non parlare della ridotta incidenza sul servizio sanitario dovuta all’usura da lavoro per i camionisti, ecc..
Toglieremmo un gran numero di camionisti dalle strade per trovarli in centri di smistamento e smaltimento, alle consegne a domicilio o presso le rivendite, in magazzini su muletti piuttosto che su mezzi pesanti in orari di lavoro disumani e così via.

 


LE MALATTIE DA PM10 NON VENGONO DAL CIELO MA DALLE STRADE.

Vincere la sfida dell’a abbattimento degli gli effetti dello smog sull’ambiente non solo darebbe degli enormi benefici alla salute dei cittadini ma produrrebbe un notevole risparmio anche per le casse dello Stato facendo in modo che il surplus generato vengano reinvestiti su altre voci del bilancio.

I fine settimana a piedi o le giornate a targhe alterne non producono effetti positivi, perché?

Semplice; perché il pericolo smog ormai si è dimostrato essere non tanto nell’atmosfera, quanto a terra.
È questo il motivo che ha spinto Nino Galloni a proporre un rimedio che non venga dal cielo ma da terra… anzi, dall’acqua… Nel suo recente articolo “Grandi e medie città senza smog” apparso su Scenari Economici troviamo la sua ricetta.

Se è vero che i rilevatori di smog misurano l’inquinamento ad un’altezza che riconduca il calcolo a quantificare il pericolo per gli abitanti, ci apparirà facile comprendere perché le tradizionali misure anti smog non possano dare benefici tangibili.

Perché dunque lo smog è presente in grande quantità nonostante le emissioni siano calate nell’ordine del 30% negli ultimi vent’anni?
La ragione è semplice: la gran parte dello smog misurato viene sollevato da terra al passaggio dei mezzi stessi.

Ecco da dove parte l’idea di Galloni: mantenere lo smog a terra o farlo defluire utilizzando l’acqua mantenendo le grosse arterie metropolitane sempre umide in modo da trattenere le PM10 (leggi cosa sono le PM10) al suolo. Verrebbe da dire che servirebbero molti … Galloni!!!

 


L’INCENERITORE AD IMPATTO QUASI ZERO CHE PRODUCE CARBONE, VETRO E GAS PER GLI ESTINTORI.

Uno dei tabù più diffusi, e anche giustamente, in Italia è quello dell’inceneritore.
La fissa è così  radicata da aver indotto a modifiche del linguaggio pur di placare l’inconscio impatto che la originale terminologia aveva sull’opinione pubblica.

Se provassimo ad uscire da queste paure ci accorgeremmo che esiste, ed è in funzione in via sperimentale anche in Italia, l’inceneritore che trasforma i rifiuti in vetro e gas per gli estintori producendo alla fine del processo un mucchietto di cenere.

Nulla a che vedere con i tradizionali inceneritori; stiamo parlando dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Gioia del Colle che brucia rifiuti senza fiamma.

Per capirne di piùinvitiamo a visitare il sito di Piromak che, tra le tante soluzioni ha brevettato anche quella della pirolisi.

Si tratta di un processo che permette di ricavare combustibili sottoforma di gas, liquido e solido (carbone) dopo aver portato i rifiuti organici ad alte temperature in totale assenza di ossigeno.

 


COME POSSIAMO FINANZIARE LE GRANDI OPERE PUBBLICHE?

La risposta a come verrebbero finanziati le grandi opere si trova nuovamente fra le soluzioni di investimento contenute nel Piano di investimenti per 500 miliardi elaborato da Economia 5 Stelle assieme all’economista Nino Galloni.

Alcune ipotesi, che qui non possiamo spiegare dettagliatamente come nel paper di E5S, ci vengono elencate così: tramite una nuova banca pubblica, con doppia circolazione Euro/moneta nazionale, con moneta fiduciaria pubblica e privata (CCF e CCE) e ritorno alla moneta sovrana.
In questi modi le opere pubbliche verrebbero finanziate senza farle gravare sul bilancio dello Stato e persino senza emettere un Euro.
Insomma si tratterebbe di fare spesa in deficit abbattendo il debito pubblico invece che farlo aumentare.

 

LOTTA ALLA MALAVITA

Ma incima a tutte ne mettiamo una che avrebbe un enorme impatto sul PIL e sulla fiducia sia dei cittadini che degli investitori (oltre che degli speculatori) ed è la lotta alla malavita, in particolare alla mafia.
Quanto avvantaggerebbe il Paese una vera e concreta lotta alla malavita e l’ammodernamento della giustizia in Italia?
Digitalizzazione nei processi, assunzioni di agenti di polizia e di specialisti, nuovi concorsi per magistrati e per tutte quelle figure in loro supporto.

Che impatto avrebbe sul PIL, grazie al moltiplicatore, sulla produttività, sull’occupazione, sull’immagine dell’Italia?

 


ELENCO DELLE FONTI

* RIFERIMENTI FOTOVOLTAICO

** GRANDI OPERE: Rifiuti e trasporto pneumatici

 

COMBUSTIONE DEI RIFIUTI AD IMPATTO POSITIVO
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