Scene di ordinario scaricabarile tra generazioni e responsabili del climate change

scene di imbarazzante recitazione nel discorso sul climate change di Greta all'ONU

Climate change, ora sappiamo che una teleconferenza di sei minuti su skype inquina più di una crociera transoceanica.

NOTA BENE: questo pezzo non intende sottovalutare il problema climatico ma vuole fare una parodia dell’ipocrisia galoppante su questo tema, fatta persino di scene di imbarazzante recitazione. Anche nostra.


Però suvvia, un po’ più di attenzione alla recitazione però la darei altrimenti l’Oscar te lo scordi.
Ah no, scusa, al Nobel, al Nobel cacchio!!!
Va be’, comunque, a voi risulta che Greta stia fornendo una qualche sorta di soluzione specifica e definitiva, mentre ricercatori magari sottopagati si spremono le meningi nei centri di ricerca?

Sta facendo discorsi ai cittadini per promuovere il riutilizzo dell’usato specie in ambito tecnologico e dei prodotti locali?

Anatemi contro la globalizzazione e gli imperi di Amazon e AliBaBa ne abbiamo?
E sulla salvaguardia delle specie umane in via di estinzione, tipo tribù di nativi fatte fuori per liberare spazio alla produzione?
No? Azz, ma allora non ci siamo!

Allora forse l’obiettivo non è convincere i potenti ma noi di poterci fare scudo di una bambina per coprire le nostre colpe, neanche il cambiamento.
Anche perché voi lo sapete benissimo che “il cambiamento siamo noi”.

E badate che bene che il problema non è Greta, ma siamo noi che senza una ragazzina che ogni 30 anni finisce a parlare all’ONU non sapremmo da che parte girarci.


Mandare una ragazzina contro le istituzioni per farcene scudo

La pretesa più esilarante poi è quella di mandare una ragazzina a convincere – in vece nostra che non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare ai nostri comfort – di cambiare le regole in difesa delle quali le stesse istituzioni sono state create.
Cioè mandiamo una bambina a convincere i camerieri degli oligopoli che stanno lì con l’unico scopo di reggere gli equilibri decisi dagli imperi finanziari ed economici.

E a nulla vale nemmeno sottolineare che il ruolo di Greta è solo quello mediatico. Anzi, peggio ancora.
Ma perché mai dovremmo (noi e i suoi genitori) incastrare una adoloescente all’interno di un ruolo simile?
Possibile che una popolazione adulta non possa fare i conti con la realtà senza che ogni volta ci debba essere un medium da sfruttare come parafulmine?

 

Una ragazzina non può e non deve dare le soluzioni

Quante volte l’abbiamo sentita dire questa cosa di cantanti, attori e menestrelli che ci dicono l’ovvio e lasciano le soluzioni agli altri ed i riflettori per sé?

Perché invece una ragazzina può dare lezioncine da quinta elementare?
A chi poi?

1) a dei politicanti che fungono da camerieri di un sistema che li ha messi lì proprio perché il mondo venisse indirizzato nel modo in cui viviamo.

2) a una platea di manifestanti ben lungi dal voler rinunciare ai propri comfort e soprattutto principali divoratori di energia e di risorse per futili motivi. Ma almeno qui potrebbe incidere se li mettesse di fronte a scelte scomode (ragion per cui smetterebbe di essere ascoltata dalla medesima platea).


climate change

 

Ma l’apice del discorso di Greta alle Nazioni Unite sul climate change (video) arriva quando ci parla di sogni e di infanzia strappati.

Qui la nostra, denota scarsa dedizione allo studio della recitazione (attimi oggettivamente imbarazzanti – a proposito, qui la sua sindrome non c’entra, visto che in passato era andata benone sul palcoscenico – c’entra l’eccesso di responsabilità che le è stato caricato addosso – complimenti ai genitori).

Capiamo l’impatto mediatico della scenetta svoltasi all’ONU, ma da questo punto di vista forse una bella ed ecologica teleconferenza da casa le avrebbe permesso maggiore relax e più tempo da dedicare a questo aspetto.

Cosa c’entrano i sogni e l’adolescenza rubati con il climate change?

Detto poi da una abitante del Paese con il record dei suicidi da depressione (e non per cambiamento climatico ?) e che la depressione la fa venire anche a noi…

Quelli che rubano i sogni e l’adolescenza ai ragazzini sono Netflix, Playstation e smartphone (made in Cina commissionati dagli americani, dai giappi e dai cina stessi) che inquinano, li rincoglioniscono e gli fanno bruciare anni di vita incollati ad uno schermo.

I sogni e l’adolescenza se li fottono da soli.

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Responsabilità del climate change scaricate sugli altri come barili di scorie radioattive

“Non vi perdoneremo mai”, ma de che?
I ragazzini e in generale ogni abitante non possono decidere di non inquinare senza scaricare la colpa su politici o normative che si possono aggirare semplicemente interrompendo l’acquisto compulsivo di merce nuova ad alto impatto ambientale?

Ma bando alla demoralizzazione!
Piuttosto, a quando una bella crociera in Cina e in India, magari solcando i due fiumi che “donano” agli oceani il 90% della plastica?

Ma acnhe questo non dovrebbe essere compito della piccola Greta, perché non basta più occuparsi di o parlare di, è bene che capiamo che per porre rimedio al problema esistono atteggiamenti individuali e di massa, ma anche scelte dolorose – che vanno a colpire il nostro benessere – che debbono essere imposte dall’alto.

Alcuni esempi:
Stop alla libera circolazione dei capitali. Con la deregulation tanto cara alla Lega di Bossi ci siamo giocati l’industria italiana. Ognuno produca quello che può e che sa produrre a casa sua.

Stop alla libera circolazione delle merci. Così la finiamo di far girare come trottole pacchi e pacchetti, container e bilici per il mondo.

Innalzamento di barriere doganali verso le merci che producono dumping. Cioè basta con la barzelletta del libero scorrazzamento della Cina nel WTO sulla pelle dele nostre imprese boicottate da prodotti cinesi finanziati dal governo per invadere e colonizzare i mercati stranieri.

Via libera al credito per creare economia nazionale e locale.

Tassazione del trasporto merci. Meglio delocalizzare ENTRO IL CONFINE NAZIONALE il lavoro che trasportarne i frutti da aree più sviluppate alle aree più depresse.

Acquisto al reale prezzo di mercato delle materie prime oggi sottratte ai loro proprietari. Significa che al posto di mandare i bambini in miniera ad estrarre il coltan ci devi mandare lavoratori adeguatamente retibuiti e tutelati da ogni punto di vista. Idem per quel che concerne i gli sfruttati nelle fabbriche-dormitorio del mondo.

Climate change, Inquina di più una call conference di sei minuti da casa o una cattiva recitazione dopo una lunga crociera transoceanica?
Il dubbio a molti ancora rimane.

Nel frattempo abbiamo lanciato alcune proposte concrete benché ci appiano – a vent’anni esatti dalla sconfitta dei no global – utopistiche (eppure fino ad allora vivevamo proprio così.

Eh lo sappiamo, significa pagare tutto il triplo del prezzo odierno (perché il lavoro va pagato) O FARE DELLE RINUNCE e fare le barricate contro la globalizzazione.

Su, forza, al lavoro!
E impariamo a prenderci le nostre responsabilità e la nostra parte di lavoro da fare per ripulire questo mondo.


fonti:

discorso di Greta Thunberg all’ONU – NY 23/9/2019
plastica dai fiumi
i 10 fiumi che portano il 90% della plastica in mare
ragazzine prodigio solcano il trend del climate change


 

 

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3 pensieri su “Scene di ordinario scaricabarile tra generazioni e responsabili del climate change

  1. Costantino rover, il tuo ragionamento non ha senso. Il tuo articolo è controproducente, pare che tu voglia dare consigli di azioni maggiormente efficaci a Greta, ma scordi che la sua azione è politica.
    1) Il suo ruolo non è proporre soluzioni specifiche, esistono centinaia di studi ignorati come di tecnologie che non conoscono commercializzazione solo a causa di mancanza di fondi, e sono problemi POLITICI. Non manca certo all’ONU o all’UE entrarne a conoscenza o commissionare ulteriori ricerche. La sede dove è andata ad alzare la voce è una sede politica, e svolge anche il ruolo di ottima cassa di risonanza mediatica.
    2) Il suo ruolo è anche mediatico, e nelle dinamiche dei media una storia emotiva colpisce molto più di un discorso razionale. Ecco perché è efficace parlare di infanzia e sogni rubati piuttosto che di nuovi materiali e sviluppi scientifici. Tra l’alto il tema dell’inquinamento potrà non suscitare interesse ad alcuni, ma i movimenti di protesta suscitati sono la prova che a molti altri causa angoscia ed è complice di sfiducia nel futuro per cui il suo discorso appare perfettamente sensato.
    3) È insensato colpevolizzare Netflix o la PlayStation (perlomeno) in questo contesto, almeno quanto insensato è colpevolizzare la tv, i film, un’uscita al parco muovendosi in auto, un viaggio o una cena al ristorante; che esse siano intese sia come attività futili o che causano colpevole alienazione, hanno a che fare con la sfera degli interessi e degli hobby, c’è chi ne avrà più chi meno ma sfido chiunque a vivere senza alcuna di queste attività. Tra l’altro a causa di innumerevoli cattivi investimenti passati, praticamente ogni sfera della vita è inquinante, non siamo liberi di scegliere di non inquinare, se volessimo farlo l’unica soluzione forse sarebbe scappare in Tibet ad allevare capre. Quando una multinazionale sceglie di investire i propri soldi in borsa anziché nella riconversione della propria fabbrica o sull’economia circolare, quello è un problema POLITICO, riguarda la politica aziendale condivisa dalle maggiori aziende, e i comuni cittadini non ne hanno colpa, se non quella di non aver protestato come si sta accennando a fare di questi tempi.

    Per l’autore dell’articolo: se ritieni che qualcosa possa essere fatta meglio, se ritieni che convertire milioni di persone all’ecologia sia un’azione più semplice e immediata che spingere sui vertici delle istituzioni, ti suggerisco quanto meno di argomentare tale argomento e spiegarlo. Se poi si è d’accordo con l’obbiettivo di fondo di un attivista (la lotta di Greta contro il riscaldamento climatico) è insensato polemizzare, è ovvio che l’azione di lotta deve essere fatta su più fronti, e allora che ci si metta del proprio e ci si affianchi all’attivista. Se hai delle proposte concrete, diffondile e spiegale nei dettagli. Ma è controproducente e direi anche quasi in malafede attaccare chi ci sta mettendo del proprio a suo modo (tra l’altro efficacemente).

    Da questo sito insomma mi aspetto serietà.

    1. 1) Abbiamo già abbastanza cantanti e attoruncoli che ci fanno la lezioncina senza dare soluzioni.
      Ora se a farlo fosse Gesù cristo potrei quasi tollerarlo. Che sia una ragazzina che ripete le stesse cose che tutti i ragazzini del mondo ripetono dagli anni settanta, lo lascio a te.

      Tradotto: COSì SONO CAPACI TUTTI.

      2) Anche Dibba aveva il ruolo mediatico. ME NE FOTTO DEL RUOLO MEDIATICO DI CHICCESSIA. Avanti il primo che sappia risolvere i problemi. Si chiamano ricercatori. Non mancano.

      3) Netflix produce danni all’ambiente come tutte le piattaforme che gestiscono moli di dati paurose, uno può passare la vita come vuole, ma se accusa gli altri di stargliela scippano è solo un lurido paraculo.

      Io non contesto il fine, contesto la metodologia e i risultati ottenuti rispetto a quelli di ricercatori che si fanno il mazzo ogni giorno e nessuno li considera.
      Ora se è necessaria una ragazzina per aprire gli occhi agli esseri umani, i medesi esseri umani stanno meglio estinti.

      Economia Spiegata Facile da quando esiste parla solo e soltanto di soluzioni e le argomenta in tutte le salse.
      Proposte ai politici?

      Fatte a decine ma avevano il cerebro e l’onestà dei cinque stelle.
      Spero che almeno qui non sia necessario addentrarci in argomentazioni altrimenti la conversazione si chiude qui. CHE CONOSCO COME LE MIE TASCHE A TUTTI I LIVELLI.

      Dai lettori di questo sito mi aspetto che lo abbiano letto davvero, per serità, detto con simpatia.

      Un abbraccio.

      1. Apprezzo l’integrazione finale all’articolo.
        Credo che fondamentalmente ci troviamo d’accordo ma continuiamo a vederla da due prospettive diverse.

        Quando parli di crociera inquinante colpevolizzi (giustamente) tutti coloro che scelgono di non passare le vacanze in maniera più responsabile, per esempio con un semplice campeggio. Anch’io ritengo che questo discorso sia giusto, sul piano personale ed esistenziale, se stiamo parlando tra me e te o con un gruppo di amici. Sul piano politico e sociale lo è molto meno, e rischia di essere completamente fallimentare, sia perché facilmente attaccabile da un certo tipo di moralismo becero, ma soprattutto per un’oggettiva questione di TEMPO.

        Nel 2040 raggiungeremo il punto di non ritorno (ribadito da uno degli ultimi rapporti in tema), abbiamo solo 20 anni per agire. Per responsabilizzare 7 miliardi di persone serve molto più tempo, non c’è dubbio che sia la via più sensata per costruire una società migliore, ma serve che il tema diventi mainstream nel dibattito pubblico, che si pubblichino migliaia di articoli e di libri, che si faccia un’educazione capillare e di massa nella popolazione, che avvengano ricambi generazionali (cose che pare avverranno, ma lentamente). Tutto ciò in un contesto in cui molti potrebbero anche fregarsene (comprensibilmente, non giustamente) perché devono pensare a dove trovare i soldi per sostentare i figli o a come pagare le bollette. Allora, non c’è dubbio che dobbiamo ancora evolverci come specie; ma se dobbiamo affrontare il cambiamento climatico confidando che l’intera umanità si svegli in tempo, abbiamo perso in partenza.

        La questione invece è un’EMERGENZA. Stiamo affondando, e quando accadrà tutti questi discorsi non avranno più senso. Allora faccio un discorso legato alla gravità della situazione, all’immediatezza della soluzione di cui abbiamo bisogno, ma non solo:
        come dici anche tu (e anche Greta) abbiamo bisogno di scelte dolorose, non possiamo aspettarci di affrontare il problema nella comodità del nostro quotidiano, ma proprio per questo abbiamo bisogno che vengano IMPOSTE DALL’ALTO. Qua mi ricollego alle responsabilità: la responsabilità della crociera inquinante è della multinazionale che vende i biglietti, non delle persone che li acquistano! Se volessi costruirmi un’organizzazione criminale, troverei di sicuro qualcuno disposto a venirmi dietro, ma la responsabilità maggiore sarebbe sempre mia!

        Magari in questo esempio (crociera) è poco visibile, ma con l’auto è lampante: tutti ne siamo letteralmente dipendenti per vivere, e tutti avremmo potuto usare auto elettriche già decenni fa, se solo gli investimenti per PAGARE i ricercatori (che già esistevano) fossero partiti decenni fa anziché adesso (da parte di privati, in regime concorrenziale). O se solo si fosse investito massicciamente sui mezzi pubblici anziché privati (da parte di attori pubblici). Dove sta la responsabilità MIA in questo esempio? Ritieni che io avrei dovuto scegliere di costruirmi l’auto elettrica per conto mio? O di fare 40km per andare a lavoro col mulo? E’ una follia! Non c’è una mia, tua, nostra responsabilità in questo come in milioni di altri esempi (anche questo sito inquina, se è per questo, ma sei libero di scegliere di affidarti a gestori green? Ne esistono? E stampare il libro ESF non inquina pure? Di chi è la colpa di ciò?), e ho il diritto di incazzarmi con le case automobilistiche per questo, i veri paraculo sono quei DIRIGENTI che non riconosceranno mai le loro oggettive responsabilità, che hanno compiuto investimenti miopi e poco lungimiranti (in regime capitalistico, il capitalista non dovrebbe avere la responsabilità dei soldi che gestisce? O si prende solo i meriti?), e che ci hanno sottratto anche loro un pò di futuro, insieme a tanti altri dirigenti di aziende, di holding ed a funzionari pubblici.
        Ovviamente, se la priorità è il lucro ad ogni costo giustificato dal solo fatto che esiste domanda, ed il prezzo ambientale (cioè il futuro) non conta, mi arrendo.

        Qua torno all’utilità dell’azione di Greta.
        La colpa è soprattutto LORO. Questo è l’obbiettivo verso cui indirizzare la nostra indignazione, la nostra pressione politica, verso cui pretendere scuse (con atti concreti).
        Se il nostro discorso come quello di Greta contribuisce a risvegliare la sensibilità di un ricco su cento, di un dirigente su cinquanta, di un politico su venti, io lo considererei già un successo.

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